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Trento, 2 febbraio 2012
Per un modello di gestione dei servizi idrici e di igiene urbana
scorporato da Dolomiti Energia SpA

Ordine del Giorno presentato in Consiglio comunale di Trento
da Lucia Coppola
consigliere comunale dei Verdi e democratici per Trento

Questo ordine del giorno non vuole entrare nel merito tecnico del processo decisionale avviato per rivedere la gestione di alcuni dei servizi pubblici locali attualmente affidati a Dolomiti Energia SpA e tanto meno, per il momento, discutere delle modalità economico-finanziarie che dovrebbero presiedere alle correlate operazioni di scorporo. Senza rinunciare tuttavia a reclamare anticipatamente che i Comuni interessati rientrino nella proprietà dell’acquedotto tra Trento e Rovereto in cambio di un prezzo simbolico o tutt’al più basato sul valore del trasferimento a suo tempo effettuato a SIT, aumentato della rivalutazione legale, evitando extracosti a carico dell’ente pubblico e profitti a vantaggio di Dolomiti Energia SpA.

L’intenzione di questa iniziativa è invece quella di sollecitare la riflessione del Consiglio Comunale sulle opzioni politiche di fondo che stanno alla base del processo in corso, assumendo e trattando solo la questione del servizio idrico civile come paradigmatica di tutte le altre equivalenti.

E’ impossibile non rilevare che finora il Consiglio Comunale ha effettivamente omesso di prendere in considerazione tutti i modelli di gestione del servizio idrico che vengono offerti dalla vigente legislazione della Provincia di Trento ed ha portato la discussione soltanto su ipotesi parziali determinate più dagli interessi politici di parte in gioco che da una trasparente volontà di individuare la soluzione più vicina agli interessi della collettività. Interessi che sono stati dichiarati in modo palese dai risultati del referendum del 12-13.6.2011 sull’organizzazione e le tariffe dei servizi pubblici locali: i cittadini italiani (e il 63% dei cittadini trentini) non vogliono alcuna forma né diretta né dissimulata di privatizzazione dei servizi pubblici locali e quindi dei servizi idrici.

Il governo provinciale e i Comuni di Trento e Rovereto - per tacere di molte altre realtà istituzionali in questa Provincia - ignorano tale indicazione politica di fondo e continuano a spingere verso soluzioni gestionali apparentemente pubblicistiche ma di sostanziale natura privatistica. Ipotizzare che servizi idrici siano affidati in house a una o più una SpA di totale proprietà pubblica significa dimenticare la reale natura di soggetto privato della SpA, tenuta per legge a conseguire profitti di mercato a vantaggio degli azionisti (sia pure pubblici); e comunque non esclude una possibile futura apertura a partecipazioni di capitale privato, come ampiamente dimostrano sia l’assenza di una norma quadro provinciale di sbarramento sia il fatto che gli statuti di alcune SpA trentine totalmente pubbliche - tra cui una che gestisce un importante servizio idrico - prevedono espressamente tale possibilità.

Insistiamo perché si faccia un passo di lato e si riprenda il confronto partendo dalla realtà del territorio trentino, dove il servizio idrico è ancora erogato per l’88% (e per il 55% degli utenti serviti) direttamente dai Comuni, in economia. Questa configurazione può ben essere rimodulata in funzione delle competenze assegnate alle pur incerte Comunità di Valle ed essere sviluppata come associazione intercomunale in convezione tra le originarie gestioni comunali in economia. Esiste comunque un’altra possibilità secondo la normativa della Provincia di Trento, la LP n. 6/2004 come integrata dalla legge finanziaria provinciale 2011: il ricorso alle modalità gestionali dell’azienda speciale (di cui esiste un valido esempio a Tione) o dell’ente pubblico economico, debitamente ridisegnate per corrispondere all’obbligo di gestione associata nell’ambito della Comunità di Valle (esempio ovvio, l’azienda speciale consortile). E se la seconda modalità appare più complicata e meno proponibile per una serie di questioni legate all’assorbimento e ai diritti acquisiti dei lavoratori di Dolomiti Energia SpA addetti al settore, di certo ciò non vale per la prima, finora svincolata in Trentino dall’osservanza del patto di stabilità.

Non ci si nasconda dietro il sistematico tentativo che a livello nazionale si dispiega da sei mesi per aggirare ed eludere il risultato politico del referendum 2011. L’articolo 4 del decreto legge n. 138/2011 (convertito con legge n. 148/2011) ha riproposto in pratica le norme abrogate a giugno, con l’ipocrita esclusione del servizio idrico dalla nuova spinta alla privatizzazione. Ora il decreto legge sulle liberalizzazioni emanato dal Governo Monti il 20.1.2012 organizza lo stesso tipo di attacco demolendo nella sostanza la praticabilità di una delle soluzioni migliori messe a disposizione dal diritto comunitario (l’unico oggi applicabile nel settore del servizio idrico locale), cioè quella dell’Azienda speciale.

Sono troppi in Trentino quelli che per varie ragioni di convenienza dimenticano che lo statuto speciale di autonomia (articolo 8) riconosce alla Provincia di Trento la possibilità di legiferare quasi senza limiti in materia di "assunzione diretta di servizi pubblici e loro gestione a mezzo di aziende speciali". In una sentenza abbastanza recente (n. 45/2010) la Corte Costituzionale ha stabilito che questa prerogativa provinciale resiste persino di fronte alle norme statali nella materia di concorrenza e mercato. La stessa Provincia di Trento in una discussione pubblica del 7.10.2010 durante la campagna referendaria ha indicato in forma scritta che "la Corte costituzionale con sentenza n. 45 del 2010 relativa alla nostra legge provinciale in materia di lavori pubblici, ha chiarito definitivamente che il riconoscimento allo Stato della competenza in materia di tutela della concorrenza (art. 117 cost.) non comporta il venir meno di competenze provinciali in materie ove queste siano statutariamente riconosciute".

Dunque il modello gestionale non privatistico del servizio idrico, che ancora mantiene totale legittimità in Trentino, va difeso dall’arroganza del Governo centrale e non uniformato alla linea di tendenza che prevale in Italia. La questione politica di fondo va perciò rovesciata: non è vero che i condizionamenti statali impediscono e impediranno in Trentino una gestione dei servizi pubblici locali diversa dalle forme con SpA pubbliche o miste; è vero invece che per ragioni di opportunità politica la Provincia di Trento non intende difendere questa opportunità anzi finge di non conoscerla - e con lei moltissimi amministratori negli enti locali di secondo e terzo livello - perché il modello SpA 100% pubblica ha garantito e garantisce soprattutto riproduzione clientelare del potere, senza con questo evitare un costante aumento delle tariffe.

Così come ha contrattato con il Governo centrale i propri spazi di autonomia e i vincoli del patto di stabilità nei settori che finora ha ritenuto importanti, la Provincia di Trento si attivi anche per la continuità e la sostenibilità economico-finanziaria delle gestioni comunali in economia e delle aziende speciali nel proprio territorio. E che l'azienda speciale in Trentino possa essere trattata e vada trattata in modo diverso da come pretenderà il governo Monti con le liberalizzazioni forzate imminenti è dimostrato anche da un articolo de l'Adige del 18.01.2012, "Mentre per la linea del Brennero si fa avanti l'ipotesi della gara", nel punto in cui si riporta la dichiarazione di Pacher secondo cui "non sappiamo ancora come incideranno le decisioni del governo Monti sulla liberalizzazione di questi servizi. E' vero che c'è una norma di attuazione dello Statuto con una clausola di tutela rispetto all'applicazione delle leggi statali sulle gare ... ".

Infine non si ignora certo che, con lo scorporo del servizio idrico da Dolomiti Energia SpA, la costituzione di una azienda speciale - se non di una convenzione intercomunale per le gestioni in economia associate - deve affrontare i problemi del mantenimento dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori, anche con riferimento alla contrattazione aziendale. Si tratta di questioni che andrebbero affrontate all’interno di qualunque ipotesi di soluzione gestionale. E ci risulta che - dopo alcune esitazioni superate grazie ad una corretta informazione - i lavoratori interessati non sono insensibili a modelli organizzativi come quelli proposti in questo Ordine del giorno.

Il Consiglio Comunale impegna la Giunta e il Sindaco

─ Ad attuare un percorso per la costruzione di una Azienda Speciale Pubblica per la gestione del servizio idrico e del servizio di igiene urbana, consortile con i 17 comuni gestiti oggi da Dolomiti Energia.

─ A spingere verso la Provincia di Trento affinché essa si attivi anche per la continuità e la sostenibilità economico-finanziaria delle gestioni comunali in economia - che ove esista volontà politica locale restano in ogni caso da promuovere in forma associata fra i comuni per la costruzione di aziende speciali consortili.

Cons. Lucia Coppola e Franco Porta

 

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